“Jumbo” – Recensione In Anteprima. Presentato Al Trieste Science+Fiction Festival 

“Jumbo” – Recensione In Anteprima. Presentato Al Trieste Science+Fiction Festival 

CINEMA

02/11/2020 Release by andrea arcuri

In Sintesi

“Jumbo” – Recensione In Anteprima. Presentato Al Trieste Science+Fiction Festival 

La notizia

“Jumbo” – Recensione In Anteprima.

Presentato Al Trieste Science+Fiction Festival 

Jeanne, una giovane donna timida, lavora come guardia notturna in un parco di divertimenti e ha uno stretto rapporto con sua madre. Mentre nessun uomo può competere con questo, Jeanne inizia a sviluppare strani sentimenti romantici per Jumbo, una delle attrazione del parco divertimenti dove lavora.  Durante il turno di notte, Jumbo illumina letteralmente la vita di Jeanne, e sebbene non sia bello nel senso tradizionale del termine rimane fuori da ogni dubbio che la giostra sia magnifica, imponente e molto bella perché tanto luminosa e soprattutto "capisce" la giovane protagonista. A mezzanotte, quando la coppia è sola Jumbo sembra comunicare tramite i vari colori delle sue luci a intermittenza mentre il suo centro pulsa come il battito di un cuore. Jeanne si sente compresa e capita soprattutto perché si sente bloccata nel difficile rapporto con la madre. 
 
La regista parla del padre assente come spiegazione per la strana relazione di Jeanne. Il film sembra dire "Gli uomini sono inaffidabili ma Jumbo è sempre lì ad aspettarla". Altre cause potrebbero essere un disturbo mentale della ragazza a cui si riferisce la madre Margarette ma solo in maniera sporadica e poco approfondita.  Il film è meno interessato a parlare di queste problematiche e si concentra sul particolare rapporto tra Jeanne & Jumbo.  
 
Certo alcune reazioni dei personaggi ( ad esempio un gruppo di ragazzi che ogni tanto irrompono nel film) e anche certe scene sembrano non del tutto realistiche e logiche nel loro avvicendarsi. E' come se la regista Zoè Wittock  avesse voluto per forza mettere dentro un pò tutto (sdegno, analisi sociale, amore, sentimenti differenti...) per forza cercando di rendere il suo film più completo possibile. Il problema è che quei temi più profondi e importanti come il dramma interiore e profondo che la protagonista vive risulta non del tutto affrontato e per nulla risolto.  Ancora più deludente è il fatto che "Jumbo" non va mai oltre la sua premessa: una giovane donna ama un oggetto inanimato, gli altri potranno mai imparare ad accettare questa cosa?
 
Rimane la sensazione che abbiamo assistito ad un ennesimo film sul fenomeno dell’"oggettofilia" nelle sue forme differenti tra amore & odio. Tematica già analizzata molte volte da registi illustri diversi come John Carpenter in "Christine" o nel film "Crash" di David Cronenberg. Invece Zoè Wittock riesce a dare corpo e spessore a Jumbo soprattutto e forse solamente grazie alla notevole interpretazione di Noémie Merlant ma non aggiunge nulla a questo tipo di film.  

Andrea Arcuri


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